giovedì 28 maggio 2015

Viaggio in Salento

Ho trascorso tre gg a casa. Nel Salento. Sono stata fortunata col tempo. Caldo e mare stupendo. Senza i numerosi turisti che, per fortuna, l'affollano d'estate. E' una terra bellissima. Da visitare con calma. Da assaporare. Sono stata a Lecce. C'erano già i primi gruppi di tedeschi, spagnoli e gite studentesche. Ho visto turisti estasiati davanti al Duomo e alle superbe architetture barocche dei palazzi. E desiderosi di portar via con sé vino e altre prelibatezze locali. I giapponesi sostavano davanti alla Basilica di Santa Croce entusiasti. Ho studiato 5 anni a Lecce, al liceo scientifico “C.de Giorgi”. Era in via dei Durantini, a pochi passi dal Duomo. Eppure, a lezione di storia dell'arte non ci hanno mai fatto fare un giro intorno al liceo. Eravamo circondati di arte e non ce ne accorgevamo neppure. Si entrava in chiesa solo per pregare che il compito in classe andasse bene. E da tutto il mondo arrivano per visitare proprio quelle chiese che forse non avevamo mai “visto”.

Lecce: Anfiteatro
Lecce: Duomo
Nel pomeriggio mi sono spostata a Brindisi, notevolmente migliorata negli ultimi anni. Il lungomare è stato rifatto e ora c'è una bella passeggiata. Brindisi ha una bellezza piu nascosta rispetto a Lecce ma va scoperta. Con calma. Lo scriveva anche Vittorio Sgarbi anni fa.

Il giorno successivo ho visitato Gallipoli, dopo una breve sosta a Porto Cesareo, dove ho trascorso tutte le estati della mia infanzia. Sono passata a vedere la casa che affittavamo tutte le estati. Quanti ricordi. Ora ci sono dei giochi. I miei amichetti dell'epoca avranno avuto dei bimbi, immagino. Gallipoli affascina. Peccato che il Duomo fosse chiuso. E anche la mia chiesa preferita, la chiesa di Santa Teresa. Piccolissima ma sublime nelle sue esplosioni barocche. Ho mangiato in un ristorantino del centro storico. Discreto. E poi lunghe passeggiate sul lungomare con un sole che spaccava le pietre.

Gallipoli
Naturalmente in questo viaggio non poteva mancare il cibo: ho imparato a fare le pucce. E ne ho mangiate anche tante. Ho divorato pasticciotti a colazione e rustici leccesi. E poi pesce, purè di fave con cicorie. Tutte ricette che posterò a breve.
Mentre scrivo sono in treno, destinazione Riccione. Per lavoro, questa volta. E ho già nostalgia di casa, di muretti a secco, di fichi d'india, di ulivi e soprattutto di mare.


P.S.: questo post non è come gli altri... mia cugina, che si occupa di pubblicare i post, è in vacanza e tocca a me!!!! Si vede... ma migliorerò!

martedì 19 maggio 2015

Carciofi ripieni

Tempo fa sono stata in Puglia e ho trascorso delle giornate intere a mangiare!

Uno dei miei piatti preferiti, che prepara sempre mia madre e che io non ho mai rifatto a Milano, sono i carciofi ripieni. Visto che ero a casa, li ho voluti provare sotto la supervisione dell’esperta.

Ed ecco la ricetta, facile facile. Anche questa senza grammature… tutto a occhio.



Ingredienti per 2 persone:

4 carciofi
1 uovo
Pangrattato
Parmigiano (o un mix di Parmigiano e pecorino)
2 acciughe
10 capperi
Prezzemolo
Olio
Sale
1 costa di sedano
1 carota
1 spicchio d’aglio


Pulire bene i carciofi eliminando le foglie più dure e legnose (chiamansi brattee, in termine tecnico, le foglie del carciofo).

Preparare un misto di uovo, formaggio e pangrattato, a cui aggiungerete le acciughe, i capperi e il prezzemolo. L’impasto deve essere morbido (come quello delle polpette). Aggiungere un filo di olio. Regolare di sale.

Riempire i carciofi con il ripieno e coprire la parte superiore del carciofo (come un cappellino).

Mettere i carciofi nel tegame (in posizione verticale), con olio, aglio, sedano e carote tagliati a pezzettoni. Versare acqua fino a coprire metà carciofo.

Far cuocere finché non diventano morbidi.

mercoledì 13 maggio 2015

Fiori di zucca al forno

... ovvero quanto sei bella Roma...


Questo piatto l’ho mangiato, anni fa, in un ristorante di Roma, “Luisa e Renato”. Ricordo una cena superba in questa trattoria che presentava dei piatti della tradizione rivisitati, anche dal punto di vista estetico.

Sono anni che non vado, mi piacerebbe tornarci per vedere se qualcosa è cambiato.

I fiori di zucca li adoro, soprattutto fritti. Peccato che io e la frittura non andiamo tanto d’accordo: il mio stomaco ha qualche difficoltà e la puzza del fritto in casa mi dà fastidio (in attesa di una cappa di aspirazione che funzioni a dovere, friggo pochissimo).

Questa ricetta infatti è al forno. Non so se è proprio quella mangiata al ristorante, ma le assomiglia molto. E’ gustosa, facile da fare, veloce. Ottimo per un aperitivo come finger food oppure per un antipasto. E poi è anche light.


Ingredienti:

Fiori di zucca
Ricotta
Acciughe sott’olio
Pangrattato
Parmigiano grattugiato
Sale
Pepe
Olio


Lavare e pulire bene i fiori di zucca. Io lascio il pistillo che darà croccantezza (se non piace, potete toglierlo come fanno tanti). Fare attenzione a non rompere il fiore. Asciugare delicatamente.

In una ciotola mischiare la ricotta con del Parmigiano grattugiato, salare e pepare. Tagliare sottilmente delle alici sott’olio (se piacciono). Assaggiare il composto per regolarne il sapore.

Riempire con un cucchiaino (o una sac a poche) il fiore, poi chiuderlo alle estremità delicatamente per non romperlo.

In un piatto mettere la stessa dose di pangrattato e Parmigiano (due cucchiai di parmigiano e due di pangrattato sono più che sufficienti).

Con un pennello da cucina spennellare di olio i fiori di zucca e passarli nel mix di pangrattato e Parmigiano, facendo aderire bene il composto in superficie. Disporli su una teglia rivestita di carta forno. Passare in forno preriscaldato a 180°C per 10-12 minuti. Poi gratinarli sotto il grill.

lunedì 11 maggio 2015

Semola battuta

... ovvero quando si poteva passare il cibo dalla finestra...

La semola battuta è un piatto che mia nonna preparava spesso. Credo sia tipico della provincia di Foggia perché nel Salento non l’ho mai vista né mangiata. Ricordo che mia nonna la preparava china sulla tavola di legno, usando una specie di mezzaluna di rame o ferro per “batterla” e ridurla in piccoli pezzi. E’ tipo una minestrina che si mangia col brodo di carne, ricordo quello fatto con la gallina. Nella mia versione ho usato un brodo vegetale. Mi ricordo che si faceva di sabato oppure dopo le abbuffate di Natale, per alleggerirsi. Mia madre non l’ha mai fatta e quindi la mangiavo pochissime volte.

Tempo fa ho incontrato una mia amica che era vicina di casa di mia nonna e che trascorreva dei pomeriggi con lei. Mi raccontava che mia nonna, quando preparava la semola battuta, sapendo che a lei piaceva tanto, la metteva già cotta e condita in un contenitore e gliela passava dal balcone, che era confinante. Mi immagino la scena. Veramente un pranzo a… chilometro zero.

Io l’ho preparata il primo maggio, per pranzo. Non era uguale a quella di nonna, ma molto simile. L’ho fatta più grossolana. E me la sono gustata con calma, godendomi i ricordi. Poche ore dopo Milano era devastata dai Black Bloc. Chissà cosa avrebbe pensato mia nonna, la calma fatta persona, con quella sua antica saggezza, espressa in poche parole. Donna concreta, di altri tempi, quando tutto era da fare. Quelli che forse ogni tanto dovremmo ricordare. Per capire chi siamo stati, chi siamo e cosa diventeremo.

  
Ingredienti per 2 persone:

250 gr di semola di grano duro
100 gr di Parmigiano
2 uova
Prezzemolo qb
Sale qb
Brodo


Mettere la semola sulla spianatoia o su un tagliere, fare la fontana e versare il Parmigiano, le uova, il prezzemolo tritato e un po’ di sale. Impastare fino a quando l’imbasto non risulti abbastanza compatto (non deve essere troppo morbido). Molto dipende da quanta semola assorbono le uova.

Una volta fatto il panetto, farlo riposare coperto da un canovaccio per circa 20-30 minuti. Dopo di che tagliare a pezzetti e sempre sulla spianatoia ridurre l’impasto in piccoli pezzi (un po’ come quando si fa la tartare). Un’alternativa potrebbe essere quella di grattugiarla con una grattugia a fori grossi.

Si può cuocere direttamente nel brodo oppure in acqua e poi condirla con il brodo. Spolverare di Parmigiano.

giovedì 7 maggio 2015

Passatelli con gamberi e asparagi

Questa ricetta è stata improvvisata. Volevo un pranzo diverso dal solito. Nel frigo avevo degli asparagi e dei gamberi. E, naturalmente, dello zenzero da cui ho ormai sviluppato una vera e propria dipendenza.

Non avevo voglia della solita pasta… che fare? Idea. Passatelli. Ho girato su unternet per trovare la ricetta, visto che non li ho mai fatti, ma solo mangiati. In particolare mi ricordavo dei passatelli con pesce mangiati in un ristorante di Riccione. Erano passatelli un po’ grossi.

Alla fine li ho fatti con la macchinetta per gli spatzle, spingendo la pasta perché l'impasto è più duro di quello degli spatzle. Detta cosi sembra complicata, ma si prepara in 10 minuti. Le dosi sono per due, ma i piatti sono venuti piccoli. Ho fatto male i conti con la fame che avevamo.


Ingredienti per 2 piatti non troppo grandi.

Per i passatelli:

40 gr di pangrattato
40 gr di Parmigiano Reggiano
1 uovo

Per il condimento:

12 punte di asparagi (punta più gambo tenero)
12 gamberi o mazzancolle
20 pomodorini ciliegino o datterini
Zenzero


Sbollentare le punte di asparago a tocchetti lasciando intera la punta estrema (il fiore per intenderci).

In una pentola antiaderente far saltare i pomodorini. Aggiungere gli asparagi e infine i gamberi. Il sughetto deve essere un po’ brodoso.

Versare i passatelli. Farli mantecare. Spegnere e aggiungere una grattuggiata di zenzero.

Preparazione dei passatelli:

Mescolare gli ingredienti. Quando l’acqua bolle, schiacciare l’impasto nella macchina per gli spatzle e raccoglierli man mano che vengono a galla. Metterli in una coppa bagnando con un po’ di olio per non farli attaccare.

Consiglio di preparare l’impasto dei passatelli mentre i pomodori sono sul fuoco e di cuocerli pochi minuti prima di impiattarli.

lunedì 4 maggio 2015

Gamberi in salsa cocktail di mango

Tempo fa in un ristorante avevo assaggiato un'insalata fatta con fettine di mango, gamberi e cipolla di tropea. Naturalmente, volevo replicarla. Peccato che quando ho aperto il mango era troppo maturo per poterne ricavare delle fettine croccanti. Allora ho cambiato piano.

Ho frullato il mango, a mo’ di maionese ma più sana. Risultato più che discreto. La differenza la fanno i semi di sesamo nero tostati, croccanti, che danno contrasto alla morbidezza del gambero e alla vellutata di mango.

Quanto all’insalata sarà per una prossima volta, voi provatela nel frattempo.


Ingredienti:

1/2 mango
1 cucchiaio scarso di olio evo
6 gamberi
1 cucchiaino di senape
Sesamo nero


Frullare il mango con l'olio evo e la senape. Io ho usato queste indicazioni, ma molto dipende dal vostro gusto. Assaggiare sempre. Salare. Tostare dei semi di sesamo nero. Nel frattempo scottare i gamberi già puliti in acqua bollente per 3 minuti.

Comporre in piccole coppette oppure in bicchieri da cocktail se li avete: una base di salsa di mango, semi tostati e gambero.